Who is IABO

Inafferrabile. Se esiste un aggettivo che può qualificare Iabo, di certo questo è il più appropriato. Avvezzo alla fuga, per via, forse, del suo background da writer, ha fatto di necessità virtù. Refrattario alle etichette, guai a bollarlo. Vi fareste un nemico.

Imprendibile. Come un flusso energetico. Liquidarlo con la sintetica definizione di artista visivo equivale ad imbavagliare la sua più genuina natura. E’ piuttosto un camaleontico, metamorfico divulgatore, totalmente devoto alla dialettica orizzontale e democratica.

L’arte per lui è ecologia. Intesa come riutilizzo di risorse creative. Consapevole dell’impossibilità di aggiungere all’esistente qualcosa d’inedito, sceglie di procedere per sottrazione, di esplorare anziché inventare.

Terminato il tempo delle eclatanti rivoluzioni, superata l’idea dell’opera che fa gridare all’innovazione, Iabo succhia la sua linfa comunicativa dal mondo, la rimesta, la trasforma e poi la immette in un nuovo ciclo vitale.

Tant’è che il suo linguaggio risulta immediatamente decodificabile, poiché la componente semantica - sebbene imperniata su concetti talvolta complessi - è veicolata attraverso una semiotica ampiamente diffusa e riconoscibile.

L’arte si riappropria così della sua utilità. Liberata dall’autoreferenzialità che non di rado la domina, essa diventa strumento divulgativo, in un’accezione non demagogica ma egalitaria. Al punto che la relazione medium/messaggio è percepita in termini più funzionali che meramente estetici o concettuali.

Un alfabeto versatile e universale, contaminato e contaminante, che trova la sua ragion d’essere nell’attimo in cui colma distanze, tesse relazioni e innesca reazioni. Un continuo processo di de-strutturazione e di ricomposizione con cui Iabo si fa interprete del nostro tempo. Qui sta la sua forza e, inconsapevolmente, la sua innovazione.

Biografia completa qui: https://www.iaboworld.com/about

 

 

 

Elusive. If there is an adjective that describes Iabo, this is the most appropiate. He escapes, maybe, because his background as a writer, he transformed this into a virtue. Hates to be labeled ( don't even try it), you would have an enemy.

You cannot catch him, like an energetic flow. to define him whit a "synthetic visual" artist equals to confine his most pure nature. He his a chameleon, metamorphic divulgator, totally devoted to the orizontal and democratic dialecitc. For Iabo, art is ecology, as recycling of creativ resources.

Conscious of the impossibility of adding something original, he decides to explore instead of inventing. It is not more the time of r evolutions or of the art work of innovation, Iabo feeds its creative limph from the world, he transforms it and then inserts it into a new vital cycle. His visual vocabulary is highly recognizable, as its semantic elements -often complex- are channeled through semiotic that is widespread and recognizable. Art appropiates it self of its usefullness.

Freed from being self  referentail, it makes itself know not in its demagogic meaning but in its equal. The relationship medium/message is perceived in more functional terms than the aesthetic and conceptual.

A versatile alphabet, universal, influenced and that influences, that finds its life in the moment it closes the distances, creates relations and provokes reactions. A continuous process of deconstructing and reconstructing of which Iabo is interpreter of our time. This is his strength, and unconsciously his innovation.

 

Full biography here: https://www.iaboworld.com/about